LA BENEDIZIONE DELLA STATUA DELLA MADONNA NEL 1946

LA BENEDIZIONE DELLA STATUA A ROMA DEL 1946

L’arrivo della statua della Madonna fu quasi concomitante con la dichiarazione di guerra fatta dall’Italia alla Germania. La gioia fece presto spazio ad un lungo periodo di sofferenze. Il laboratorio e tutto l’oratorio si trasformarono di fatto in luogo di cura e ricovero per centinaia di sfollati. La chiesa ed il campanile subirono grossi danni a causa del passaggio del fronte della guerra. Ma quando tutto finì rimase nella gente un sentimento di ringraziamento nei confronti della Madonna, verso la statua della Regina bianca, che li aveva accuditi e protetti durante quei terribili mesi. Pellegrini e devoti crebbero a tal punto da rendere l’oratorio dove era custodita la statua un ambiente troppo piccolo. Si cominciò a pensare che l’adiacente chiesa di San Francesco fosse la collocazione perfetta per la statua. Prima però ci vollero due anni di restauro della chiesa, arrivando fino all’anno 1946, l’anno di apertura del primo Santuario italiano della Madonna di Fatima. Il 7 Ottobre del 1946 la statua della Madonna partì per Roma dove avrebbe ricevuto la benedizione di Papa Pio XII per poi rientrare a Città della Pieve il 13 Ottobre del 1946. Di seguito la cronaca di quei giorni.

“Un lungo corteo di macchine, partite in forma privata, giunse a Roma (a piazzale Clodio) alle ore 17. Ivi, ebbe un’accoglienza calorosa da tutta la popolazione del quartiere Trionfale, dalle suore di S. Giovanna Antida Thouret e dalle alunne delle scuole. Deposta in chiesa la statua, si ebbe una veglia notturna con deferente omaggio ai devoti. Il giorno seguente, dopo una serie di celebrazioni, la partenza per Castel Gandolfo e l’udienza con il Santo Padre per il rito della benedizione. L’incontro, esaltato dall’elogio e dal compiacimento per l’opera svolta, si concluse con il trasferimento della statua nella Chiesa di S. Antonino dei Portoghesi; una sosta di 48 ore, un susseguirsi di pellegrinaggi, quindi l’inizio del viaggio di ritorno, preludio della solenne intronizzazione. Da Viterbo a Orvieto, da Ficulle a Monteleone, fu un continuo salutare di folle genuflesse, un festoso suono di campane, un gioioso inneggiare a Maria finché, la mattina del 13, la Statua, rimasta per un giorno nella chiesa priorale di Monteleone, intraprese l’ultima tappa di questa lunga marcia di avvicinamento al Santuario. Alle dieci e mezzo giunge il corteo di macchine; qualche camion è stracarico di gente che canta; la popolazione si unisce a quei canti e si genuflette, mentre la statua, portata a braccia, fa il suo ingresso in ospedale. Presenti molte autorità, i medici, le suore, le orfane dell’opera pia Baglioni e il personale. Tutti seguono la Madonna che viene portata in tutte le corsie, dove i malati più gravi si segnano e piangono.

La statua, continua il suo viaggio, passando per la circonvallazione, seguita dal corteo di macchine che nel frattempo si è ricomposto. Ancora una sosta, stavolta nel convento delle Clarisse, mentre poco distante da quel monastero si aprono le porte del Santuario.

Alle 11,15, la benedizione del nuovo tempio per mano di Monsignor Angelucci e la lettura del decreto di erezione. Ma è a mezzogiorno – l’ora delle apparizioni – il momento più suggestivo della cerimonia. Grida di gioia ed un prolungato battimani scuotono la chiesa fin nelle fondamenta; è sufficiente, però, un cenno del Vescovo, perché il silenzio torni a riempire lo spazio. Allora è lo stesso Monsignor Angelucci a gridare, per tre volte,”Evviva Maria”. Un’esclamazione cui fanno eco i presenti.
In quell’istante, le campane di tutta la diocesi, si rimandano il lieto annuncio. Poco dopo ha inizio il rito liturgico, al termine del quale il Vescovo impartisce, al popolo genuflesso, la benedizione papale.” L’abbraccio tra un Don Luigi Perriccioli in lacrime ed il Vescovo termina la prima giornata di festeggiamenti che proseguiranno fino al 20 di Ottobre 1946. In quest’ultimo giorno, all’alba le campane annunciarono la fine della notte Santa di Fatima e l’inizio dell’ultimo giorno di celebrazioni che termineranno con una grandiosa processione per le vie del paese.