I SANTI FANCIULLI

L’altare dei “Santi Fanciulli”
Le apparizioni di Fatima hanno “consacrato”, tra l’altro, la santità acquisita dei fanciulli. Due dei piccoli veggenti, i fratellini Francesco e Giacinta Marto, che hanno visto la vergine Maria ai loro nove e sette anni di età e sono morti appena due anni dopo le apparizioni, sono stati proclamati Santi dalla Chiesa. Proporzionatamente alla loro età, degni quindi di essere proposti come fanciulli cristiani esemplari e imitabili. È il caso di ricordare la parola austera e decisiva di Gesù: “Se non diventate come bambini non entrerete nel regno di Dio. Chi si fa piccolo come questo bambino, quello è il più importante nel regno di Dio. E chi per amore mio accoglie un bambino come questo, accoglie me. E se qualcuno darà scandalo (porrà inciampo sul suo cammino di crescita e di fede) a uno di questi piccoli, sarebbe più conveniente per lui che lo buttassero in fondo al mare con una grossa pietra legata al collo! È triste che nel mondo ci siano scandali. Ce ne saranno sempre: ma guai a quelli che li provocano!… Non disprezzate nessuna di queste persone semplici: vi dico che in cielo i loro angeli vedono continuamente il Padre mio” (Mt 15, 1-10). Ed è il caso di ricordare pure l’insegnamento solenne della Chiesa: “Anche i fanciulli hanno la loro attività apostolica. Secondo le proprie forze sono veri testimoni viventi di Cristo tra i compagni” (AA 12). Il papa San Pio X, cui si deve l’anticipazione della prima comunione all’età del primo uso di ragione, diceva profeticamente: “Vi saranno Santi tra i bambini!” Ad essi, ai fanciulli santi dell’ultimo secolo proclamati tali dalla Chiesa, abbiamo voluto dedicare una pala di altare nel santuario pievese della Madonna di Fatima, alla cui protezione sono affidati in modo particolare i nostri fanciulli. La pala d’altare è stata commissionata al pittore pievese Antonio Marroni, che vi ha raffigurati, raccolti sotto il manto di luce della Vergine come “madre di tenerezza”, alcuni fanciulli e adolescenti “santi” dell’ultimo secolo, riconosciuti come tali dalla Chiesa. Sono bambini e ragazzi gioiosi e lucidi nella loro volontà, pronti alla preghiera e capaci di perdono, non ignari di sofferenza – e addirittura di vero martirio – per “completare nella propria vita – come diceva l’apostolo Paolo – ciò che Cristo soffre a vantaggio del suo corpo, cioé la Chiesa” (Col 1,24). Valga la testimonianza “eroica” di tali fanciulli santi, appresa in famiglia da genitori cristiani o accanto ad educatori rispettosi della loro innata dignità, a ridestare desideri di santità nei fanciulli e negli adolescenti del nostro tempo, i quali, nella diffusa indifferenza ed insipienza collettiva, subiscono aggressioni alla loro gioia di vivere da maestri nefasti, corrotti e corruttori, e valga anche la loro intercessione a perorare grazia per i genitori che si dividono e per le famiglie che non sono più “chiese domestiche” dove Dio è onorato e amato con esemplare dedizione. Imparino le famiglie ad onorare il mistero stupefacente della vita e il dono meraviglioso dei figli, su ognuno dei quali c’è un progetto segreto e irripetibile di Dio.

San Domenico Savio, di anni 25 (Riva di Chieri, 2 aprile 1542-9 marzo 1857)
E’ il fiore più bello della scuola educativa di Don Bosco. Fece la sua prima comunione a sette anni, scrivendo di suo pugno propositi di santità: “I miei amici saranno Gesù e Maria. La morte, ma non peccati”. Di carattere mite e dolce, si distinse nell’oratorio per la sua serena allegria (“Da noi la santità consiste nell’essere sempre allegri”, diceva), per la Pietà straordinaria, per il pivo zelo apostolico tra i compagni, per i quali fondò a quattordici anni la Compagnia dell’immacolata e ne scrisse il regolamento. Pio XI lo defini “piccolo ma grande santo, gigante dello spirito”, Pio XII lo proclamò “beato” il 5 marzo 1950, e “santo” il 12 giugno 1954. É patrono dei pueri cantores.

Santa Maria Goretti, di anni 12 (Corinaldo-Marche, 16 ottobre 1890-6 luglio 1902)
Di povera famiglia di emigrati agricoli nella campagna romana si rese utile con i suoi molti servizi in casa, divenendo il sostegno della madre rimasta vedova. Modesta e obbediente, pregava spesso con il rosario; si preparò con fervore alla prima comunione. Un giovane diciottenne che viveva nella stessa cascina provò più volte a violarne la castità finché, respinto di nuovo, l’aggredi selvaggiamente con un punteruolo, provocandole ferite mortali. Maria morì perdonando il suo uccisore. Nel marzo del 1945 papa Pio XII ne riconobbe il martirio; il 27 aprile 1947 la dichiarò “beata” e nell’anno santo 1950, il 24 giugno, in piazza San Pietro gremitissima di gente, presente anche la madre della piccola martire, la proclamò “santa”.

San Kizito, di 13 anni
È uno dei gloriosi martiri dell’Uganda, che affrontarono il martirio per la fede tra il 1885 e il 1887, durante la persecuzione del re Mwanga, istigato dal suo katikiro (una sorta di cancelliere del regno) che odiava i “preganti”. Kizito fu il più giovane di un gruppo di paggi e di guardie reali sotto di vent’anni, bruciati vivi a Namugongo in un unico grande rogo il 3 giugno 1886: Kizito si distinse tra tutti per la grande forza d’animo.
Sono stati dichiarati “beati” da Benedetto XV il 6 giugno 1920 e “santi” da Paolo VI il 18 ottobre 1964.

Santa Giacinta Marto, di anni 10
(Aljustrel-Portogallo, 11 marzo 1910 – 20 febbraio 1920)
Sorella minore di Francesco, amava la bellezza del creato: i fiori, il tramonto, le stelle, che chiamava “le candele degli angeli”, la luna, che era invece “la candela di Nostra Signora”. S’ammalò anch’essa di “spagnola” e soffrì molto per il ricovero, dapprima in orfanotrofio, quindi in ospedale a Lisbona, dove subì anche un intervento chirurgico. Chiese con insistenza la comunione, ma non fece in tempo a riceverla.
É stata proclamata “beata” da Giovanni Paolo II il 14 maggio 2000 e “Santa” da Papa Francesco il 13 maggio 2017.

San Francesco Marto, di anni 11
(Aljustrel-Portogallo, 11 giugno 1908-4 aprile 1919)
È uno dei piccoli veggenti di Fatima, cui comparve nell’autunno del 1916 l’angelo del Portogallo e il 13 Maggio del 1917 Nostra Signora in persona per invitarli a pregare e a far penitenza per la conversione dei peccatori. Francesco vedeva la Madonna ma non ne sentiva le parole: erano le bambine a riferirgliele. Si distinse per la bontà d’animo e il grande spirito di preghiera e di mortificazione. Passando davanti alla chiesa per andare alla scuola si fermava a lungo in preghiera dinanzi a “Gesù nascosto”. Colpito dalla “spagnola”, offrì con gioia le sue grandi sofferenze per la conversione dei peccatori. Il giorno prima di morire ebbe la consolazione di fare con grande trasporto d’animo la sua prima ed ultima comunione. È stato dichiarato “beato” da Giovanni Paolo II il 14 maggio 2000 e “Santo” da Papa Francesco il 13 maggio 2017.

Beata Laura Vicuna, di anni 13
(Santiago del Cile, 5 aprile 1891 – 22 gennaio 1904)
Orfana ben presto di padre, costretta all’esilio per motivi politici, visse con la madre in Argentina. Educata in collegio salesiano nella spiritualità dell’associazione delle Figlie di Maria, ove si distinse per obbedienza e pietà, fece con insolito fervore la sua prima comunione, proponendo, come Domenico Savio, “la morte, ma non peccati” e offrendo la sua vita per la conversione della mamma, che viveva in una situazione irregolare. È stata dichiarata “beata” da Giovanni Paolo II il 3 settembre 1988.

Sono molti i fanciulli dei quali è stata introdotta recentemente la causa di canonizzazione presso la Congregazione per le cause dei santi. Eccone alcuni:

Venerabile Maggiorino Vigolungo, di anni 14
(Benevello-Cuneo, 6 maggio 1904 – 27 luglio 1918)
Educato dalla famiglia paolina fondata da don Alberione, si impegnò a “progredire un tantino al giorno”, desiderando lavorare con zelo nell’apostolato della stampa.

Venerabile Anna De Giugnè, di anni 11
(Annecy-le-Vieux-Alta Savoia, 25 Aprile 1911 – 14 gennaio 1922)
Orfana di padre, fu innamorata dell’Eucaristia, che ricevette per la prima volta il 26 marzo 1917 a sei anni, sorprendendo anche i suoi esaminatori. Presa da vivo desiderio di perfezione, accolse serenamente le gravi sofferenze di una malattia che in breve la condusse a morte, chiedendo serenamente alla suora che l’assisteva: “Posso andare con gli angeli? Grazie!”.

Servo di Dio Giuseppe Ottone, di anni 13
(Castelpagano, 18 Marzo 1928 – Torre Annunziata, 7 Febbraio 1941)
Abbandonato in Brefotrofio da genitori sconosciuti, fu adottato dalla famiglia Ottone. Devoto dell’Eucaristia e della Madonna, offrì la sua vita per la guarigione della madre adottiva. Morì lungo la strada di Torre Annunziata.

Serva di Dio Giuseppina Villaseca, di anni 12
(Horta de Aviño. 9 marzo 1940 – 25 dicembre 1952)
Educata nell’Azione Cattolica e tra le Figlie di Maria, fu esemplare per la grande preghiera (recitava quotidianamente il rosario) e la rigorosa penitenza nei primi venerdì e sabati del mese. Respinse con vigore l’aggressione di un bruto che la ferì mortalmente e che ella perdonò.

Venerabile Antonietta Meo, detta Nennolina, di 6 anni. 6 mesi, diciotto giorni.
(Roma, 15 dicembre 1930 – 3 luglio 1937)
È la più giovane “serva di Dio” di cui sia stata
introdotta la causa di beatificazione. Nennolina è
stata educata alla fede dalle “piccolissime” e dalle “beniamine” dell’Azione Cattolica. Preparandosi alla prima comunione, che ricevette a soli sei anni nel Natale 1936, scrisse molte letterine ingenue ed affettuose al suo Gesù piccolo: “Caro Gesù, ti raccomando la anime e ti raccomando anche i peccatori… Ti voglio molto bene… mi devi aiutare ad essere molto buona…”. Sul letto del suo dolore (le fu amputata una gamba a cinque anni) vedeva il suo amico Gesù, e promise: “Farò scendere dal cielo una pioggia di gigli!”.

Aggiornato al 3 ottobre 2023