INTERVISTA AL RETTORE DON GIORDANO COMMODI

L’attuale rettore del Santuario, Don Giordano Commodi, é stato recentemente intervistato dalla giornalista e scrittrice Francesca Giordano. Si é parlato della storia del Santuario di Cittá della Pieve, il primo in Italia dedicato alla Madonna di Fatima.

Di seguito, l’articolo apparso sulla rivista Maria con te ed il contenuto integrale dell’intervista.

A Città della Pieve il primo santuario italiano dedicato alla Madonna di Fatima

Il messaggio di Fatima ha trovato nel tempo molti centri di irradiazione, in Italia e nel mondo. Ma forse non tutti sanno che il primo santuario in Italia dedicato alla Madonna di Fatima si trova a Città della Pieve (Diocesi di Perugia – Città della Pieve) ed ha una storia stupenda che merita di essere ricordata. Lo facciamo con l’aiuto di don Giordano Commodi che da soli tre mesi è stato nominato, dall’arcivescovo mons. Ivan Maffeis, nuovo rettore del santuario.

Don Giordano, come accade sempre nelle cose di Dio, anche in questo caso tutto inizia da una piccola idea. Ce ne vuole parlare?

Proprio così, tutto inizia quando, nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, don Luigi Perriccioli, sacerdote del luogo innamorato dell’Immacolata, alla quale aveva già consacrato tutta la sua vita personale e pastorale, pensa di commissionare una statua lignea della Madonna di Fatima agli scultori della Val Gardena, per onorare il venticinquesimo anniversario delle apparizioni mariane ai tre pastorelli, certo che si trattasse veramente di “un messaggio di salvezza che riguardava l’intera umanità”.

Quali ostacoli trovò questa bella ispirazione?

Purtroppo nel frattempo la guerra infuriava. Dopo qualche mese la statua era pronta e partì da Ortisei. Ma quando arrivò a Bolzano, la stazione fu bombardata e si temette che la Madonna fosse stata distrutta. Quando tutto sembrava ormai perduto, il primo sabato del mese di ottobre, verso le 10 del mattino, la grande sorpresa: la Madonna arrivò. Arrivò regolarmente in treno. Nonostante le bombe, i mitragliamenti, le spedizioni sospese. Arrivò nel giorno dedicato a Maria, del mese mariano di ottobre, in tempo per festeggiare l’ultima apparizione di Fatima.

E dove fu collocata inizialmente?

L’ intenzione inziale di don Luigi era semplicemente quella di collocarla al centro dell’oratorio, nella struttura, adiacente alla chiesa, che già accoglieva anche tanti ragazzi orfani e malati di poliomielite. E così fece. Ma dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia alla Germania, il complesso conventuale si trasformò in luogo di ricovero per centinaia di sfollati. Tutti volevano stare nel «Piccolo Rifugio di Maria Immacolata». Quando finalmente la guerra finì ci si accorse che la chiesa ed il campanile avevano subìto grossi danni, ma la gente era salva. In tutto il popolo sgorgò un sentimento di ringraziamento nei confronti della Madonna, una grande devozione verso la “Regina bianca” che li aveva protetti durante quei terribili mesi. Il numero dei pellegrini crebbe a tal punto da rendere l’oratorio un ambiente troppo piccolo per accogliere la statua. Si cominciò a pensare che l’adiacente chiesa di San Francesco fosse una collocazione più adatta. Ed ecco allora l’ispirazione di trasformarla in santuario.

Eppure passarono ancora più di due anni per realizzare questo progetto. Come mai?

Bisognava ristrutturare la chiesa e quando tutto fu pronto, il 7 Ottobre del 1946, la statua della Madonna, con un grande corteo di macchine, partì per Roma per ricevere la benedizione di Papa Pio XII. Al rientro, il 13 ottobre, giorno dell’ultima apparizione di Fatima, a Città della Pieve ebbe luogo la celebrazione solenne: l’antica chiesa di san Francesco diventò il primo santuario d’Italia dedicato alla Madonna di Fatima!

Un pellegrinaggio verso Roma che si è ripetuto anche più recentemente…

Esatto, nel 2017, in occasione del centenario delle apparizioni, la statua è tornata a Roma con un grande pellegrinaggio in treno, per ricevere la benedizione di Papa Francesco. Ed è così iniziata una fase di ulteriore rilancio del bel santuario di Città della Pieve.

Don Giordano, Lei aveva un conto in sospeso con la Madonna di Fatima. Di che si tratta?

Dobbiamo ritornare indietro di 9 anni, era luglio 2014 quando, un mio carissimo amico e compagno di seminario, Giampiero Morettini, 36enne, profondamente devoto alla Madonna, venne ricoverato a Perugia, per un urgente intervento chirurgico alle valvole cardiache. L’operazione andò bene, ma poi subentrò una gravissima infezione postoperatoria. Nel frattempo nel Seminario Regionale Umbro Pio XI giungevano al termine tutti i preparativi per l’atteso pellegrinaggio di tutti i seminaristi e di tutti i formatori a Fatima. Giampiero si rammaricava molto di essere impossibilitato a partire, vista la sua particolare devozione proprio alla Madonna di Fatima. Tuttavia, chiese ai compagni preghiere di intercessione per una pronta guarigione e perché in ogni modo si compisse la volontà del Signore. A quel punto neanche io partii per Fatima, per non lasciare solo Giampiero in questo momento di grave malattia. Nei giorni successivi le sue condizioni precipitarono e il 21 agosto 2014 Giampiero morì.

Quale fu la Sua reazione?

Grande fu il dolore, per me e per tutti, ma trovammo consolazione e speranza grazie ad un bigliettino che Giampiero lasciò nascosto nello zaino del ricovero in ospedale. Era il suo testamento spirituale e diceva più o meno così: “Se troverete questo mio breve scritto è perché sono tornato alla Casa del Padre e come dice Gesù ci ritroveremo al momento giusto nel posto giusto. Ho un unico grande desiderio, quello di diventare santo e che il mio funerale sia una bellissima celebrazione mariana”. E così fu.E oggi inaspettatamente a quattro anni dalla mia ordinazione presbiterale, mi ritrovo rettore del primo santuario mariano dedicato alla Madonna di Fatima.

Dopo quella Sua rinuncia ad un pellegrinaggio tanto atteso, fatta per un amico, lo considera un favore spirituale ottenutoLe da Giampiero?

In un certo senso sì. D’altra parte per l’esempio di profonda e totale consegna di sé nel tempo del ricovero, testimoniata da tutto il personale medico della terapia intensiva di cardiologia; per l’innumerevole quantità di persone che sono state presenti il giorno del suo funerale; per i segni che tanti hanno riconosciuto dopo la sua morte e per il continuo pellegrinaggio alla sua tomba di tanti lontani, la Chiesa ha deciso di aprire il processo di beatificazione e canonizzazione di Giampiero Morettini che oggi è riconosciuto come Servo di Dio.

Forse è anche la consegna di un’eredità mariana da portare avanti. Se nulla succede a caso, ci sarà un nuovo progetto di Dio anche su questo santuario?

Chissà quale grande ulteriore disegno vorrà dipingere il Signore per questo santuario, perché no, anche con l’aiuto di Giampiero…al momento spero diventi oltre che un luogo di preghiera anche una casa di accoglienza e di spiritualità.

Francesca Giordano