IL SOGNO DI DON LUIGI PERRICCIOLI

IL SOGNO DI DON LUIGI PERRICCIOLI

Prefazione

Non è semplice scrivere di qualcuno senza averlo conosciuto personalmente. Questo perché solo la conoscenza personale ci fa cogliere tante sfumature di un carattere, non apprezzabili altrimenti. Ed è ancor più vero considerando il fatto che viviamo in un’epoca in cui il diffuso sentimento dissacratorio porta a ritenere credibile solo quello che vediamo e tocchiamo. Per tratteggiare una persona, quindi, dobbiamo affidarci a ciò che questa ci ha lasciato in termini di opere e documenti. Ma esiste anche un altro strumento, forse più efficace di quelli già citati: le testimonianze della gente. E, da quelle raccolte, Don Luigi Perriccioli si delinea come persona operosa, schietta, altruista, a riprova che tutte le sue azioni sono sempre state rivolte agli altri, al bene comune e ad alleviare le misere condizioni di vita imposte dalla seconda guerra mondiale. C’erano bambini orfani da accogliere, persone povere da sfamare e tanti giovani disoccupati da inserire nel mondo del lavoro, in una società italiana che all’epoca cercava strenuamente di risollevare le sue povere sorti. Le tante opere di Perriccioli servirono proprio a questo. Ad aprire le anime ed i cuori, ad ispirare la mente e il corpo. La luce guida fu una fede mariana che dispensava a piene mani la sua infinita generosità, trasfondendosi in opere buone e misericordiose. E, se vogliamo credere che niente avviene per caso e che tutto si muove ed accade per un volere superiore che mette le persone giuste al posto giusto, allora possiamo essere certi che Perriccioli, in quel momento, fu la persona prescelta, quasi alla stregua di un angelo inviato dal cielo. In quel periodo c’era un disperato bisogno di fede, di preghiera e speranza, ma anche di coraggio, passione e solidarietà. E, come spesso accade, queste qualità andarono a fondersi nella persona che non ti aspetti, in un semplice prete di paese che, nella sua lungimiranza, sarebbe stato precursore nel divulgare il messaggio mariano di Fatima in Italia, facendo arrivare una statua della Madonna ed istituendo il primo Santuario italiano a Lei dedicato. Grazie anche alla passione dei “suoi ragazzi” nasceva il laboratorio di falegnameria e la scuola di musica, si dava impulso all’insegnamento di tante professioni rivolgendosi ai giovani indigenti e ai disoccupati, offrendo accoglienza agli orfani e prestando un aiuto fattivo alle persone mandate a combattere. Tuttavia molte opere dell’ uomo con il tempo sono destinate a sparire, e purtroppo anche alcune di quelle di Perriccioli non hanno fatto eccezione. Ma il Santuario, e con esso la statua della Madonna da lui così fermamente voluti, sono sempre lì ed esprimono ancora oggi quei valori universali di speranza, fede e carità ai quali è stata improntata tutta la sua vita. Valori perpetuati in tutte quelle persone che ne hanno e vorranno raccogliere l’eredità, sotto la protezione benevola della Madonna, per costruire un mondo di fede, pace e solidarietà: il sogno di Don Luigi Perriccioli.

Il promemoria di Don Luigi

Dal promemoria di Don Perriccioli, scritto nel 1950, riportiamo di seguito alcuni passaggi esemplari del suo pensiero e delle sue opere. Il periodo è quello tra il 1931, anno del suo arrivo a Città della Pieve ed il 1950, anno di stesura della memoria.

“..anno 1931. Inizio delle attività di A.C. nell’ex Convento di S.Francesco, da parte di D.Perriccioli. L’intento è di creare un’ organizzazione efficiente, come richiedono i bisogni della Diocesi. In processo di tempo l’ex Convento, opportunamente restaurato e adattato, accoglie: l’ufficio Diocesano per la direzione dell’A.C.; la Presidenza Diocesana della Gioventù di A.C. con l’Associazione interparrocchiale “S.S. Gervasio e Protasio” che, nel marzo 1951, compie il suo ventennio di vita; il Centro Catechistico Diocesano e le scuole di Catechismo parrocchiali (23 classi con iscritti circa 300 alunni). C’è un teatro (è vivo ancora il ricordo delle frequenti e varie manifestazioni), un cinema a passo ridotto, desiderato premio per gli alunni del Catechismo (oltre alle due macchine per proiezioni), una giostra metallica e altri giochi da cortile per i fanciulli dell’Oratorio Festivo; una decorosa sala di ritrovo per i giovani con bigliardo, tennis da tavolo e un ristorante con caffè espresso!…. La Cappella (ricavata nel locale dal grande affresco di Scuola Senese), accoglie le varie organizzazioni per il ritiro mensile, giornate di preghiera e di studio e serve per la bene organizzata confessione settimanale dei giovani e dei ragazzi. Negli stessi locali si tengono i ritiri per i fanciulli della Prima Comunione e le settimane di studio per i vari rami. Si organizzano inoltre, celebrazioni religiose all’aperto, accademie, concerti, una mostra catechistica, una mostra di fiori !…Evidentemente, il complesso delle attività creava attorno alle opere un clima di simpatia, con la simpatia, gli aiuti. Per tutta l’attività della Casa non c’è stato mai un finanziamento certo: tutto affidato alla Provvidenza! Tutto è stato messo a disposizione di tutti. L’ultima premiazione Catechistica, s’è tenuta, solennissima, in Santuario, nel 1946 !….

..anno 1939. S’inaugura il Laboratorio – Scuola “Divina Provvidenza”. Tutti lamentavano che i giovani (terminato il corso elementare o complementare) non avevano come addestrarsi ad un mestiere (quelli che non avevano la possibilità di recarsi altrove a studiare, s’intende) e, dopo aver vagabondato per un tempo più o meno lungo, dovevano adattarsi ad ingrossare la già troppo numerosa schiera dei terrazzieri cioè dei periodicamente disoccupati !… Con la istituzione di Laboratori – Scuola (altri sarebbero venuti appena possibile) si voleva dare ai giovani di Città della Pieve l’avviamento ad un arte o mestiere che li mettese in grado di guadagnarsi decorosamente il pane. Agli allievi, per regolamento, sarebbero state  impartite lezioni di: disegno, storia dell’arte, tecnologia, liturgia, musica. Vera scuola quindi: teorica e pratica…”

Nel suo “promemoria per il laboratorio di falegnameria” Don Luigi impartisce ai giovani allievi regole precise sul come dovesse essere organizzato il lavoro. Queste regole di lavoro sono anche regole di vita. Di seguito un estratto.

“..la serietà, che è la base per lo sviluppo d’ogni attività commerciale ed artigiana è esigenza inderogabile per le attività dell’Opera. Credo non ignoriate la difficoltà che incontro e i sacrifici che faccio: d’ogni genere. Sarebbe disonesto ingannarmi; anche se per falsa pietà !.. Stimo tutti (compresi i più giovani che non sono più da considerare ragazzi…) capaci di prendere un impegno da uomini. Un impegno che non è richiesto soltanto perchè siete qui: ma che ognuno deve prendere con sé stesso e con la società: qualunque sia il mestiere o la professione che eserciti. La vita è fatta di doveri e di diritti. Per vantare i secondi, bisogna essere a posto con i primi. E diritti e doveri sono reciproci, per tutti. Non si può pretendere la stima, il rispetto, negando stima e rispetto agli altri. Bandire la superbia !…. corrode peggio dell’acido muriatico ! … La superbia porta a mentire … fa vedere in ogni fratello un nemico… paralizza ogni attività. E’ cosa antica quanto il Mondo. L’unità d’intenti, la sopportazione reciproca, edificano le opere più possenti dell’uomo; il conflitto intenzionale; la guerra fredda, il dispetto… il gusto di piantar la grana… distruggono anche la compagine più perfetta !… Non dormite sull’equivoco, sul sospetto: non nascondetevi nulla; non brigate perché prevalga il vostro solo modo di vedere. Tutti hanno una intelligenza; tutti possono dire una parola. Chi ha sempre ragione, non è un uomo, o è un mito… o un pazzo! …”

e prosegue scrivendo:

“…sono pronto a fare qualsiasi sacrificio per l’organizzazione d’un lavoro che, con più larghe prospettive economiche, offra a tutti la possibilità di valorizzare le proprie qualità; e porti il Laboratorio Scuola nella giusta considerazione. In quanto progettato, sarà seguito con assoluta fedeltà, vedrete finalmente i frutti della vostra preparazione…”

Riprendiamo dal promemoria, siamo nell’anno 1939.

“…LA GUERRA !………. Partono i giovani….e si aggiungono altri problemi a quelli già gravi per la continuità dell’opera iniziata. Assistenza morale ed economica ai militari e alle famiglie (è in quest’epoca che D. Luigi.. perde l’abitudine del sonno….per scrivere ogni notte, pacchi di lettere….); assistenza ai poveri e agli sfollati, con la minestra calda ogni giorno….e l’inesauribile armadio degli indumenti !…La pagnotta di pane….il pugno di farina o di legumi….la vecchia maglia di lana….giungono al momento opportuno dai piccoli preziosi rivoli della carità e defluiscono per la stessa via !… Tutto ciò oggi è un sogno lontano…(ripensato con accorata nostalgia), nel clima attuale di diffidenza e di egoismo…

…anno 1941. Le Autorità hanno chiesto a vari istituti fuori di Città della Pieve, il ricovero per tre fratellini orfani e abbandonati. Non c’è posto…..Pochi ambienti, sistemati secondo le possibilità del momento, sono apprestati nell’ex Convento di S. Francesco. II 31 Gennaio nasce così il “Piccolo Rifugio Maria Immacolata per gli orfanelli”, divenuto in seguito “Opera Salviamo il Fanciullo”…

…anno 1943. Il due ottobre (primo sabato del mese) in circostanze che si direbbero prodigiose, giunge il bel Simulacro della Madonna di Fatima. Quasi premio e conferma al proposito di stabilire in Città della Pieve, nella Casa dei Giovani, un centro per la diffusione del Messaggio, dalla Vergine affidato ai Pastorelli della Cova d’Iria….I Tedeschi occupano il laboratorio….lavorano a tutte le ore, a piena illuminazione…..mentre sono continui i mitragliamenti a bassa quota…..Si veglia giorno e notte…….attendendo il peggio….

…anno 1944. Giugno !…La guerra è in casa !…il laboratorio un piccolo comando militare….le finestre una trincea ….il cannoneggiamento degli Alleati è diretto verso di noi, provocato dalla schermaglia dei Tedeschi…..precipita una parte del campanile delle attigua Chiesa, cade la cupola, si sbrecciano i muri….ma restano incolumi 160 persone, rifugiate con noi nei sotterranei, perchè fiduciose nella protezione della Madonna. L’intera città è, evidentemente, risparmiata da più gravi rovine. La gratitudine verso la Madonna per gli innumerevoli episodi di salvezza, fa aumentare ogni giorno più il numero dei devoti in pellegrinaggio alla Cappella dell’Opera; nasce così l’iniziativa del Santuario…

Il fatto appena citato, delle 160 persone rifugiate nei sotterranei e scampate ai bombardamenti, merita un’essenziale precisazione. Secondo una testimonianza raccolta sul luogo, assieme alle persone rifugiate nei sotterranei, era presente anche Don Luigi. Il rifugio fu scoperto da un soldato tedesco che aveva con sé molti ordigni esplosivi. Era ormai pronto a far esplodere il rifugio, quando Don Luigi si fece avanti e lo implorò in ginocchio, in nome della Madonna, di uccidere lui e lasciare in vita quelle persone. Il tedesco, mosso a compassione da questa grande dimostrazione di fede, se ne andò via risparmiando le loro vite.

Riprendiamo il nostro racconto. Siamo arrivati all’anno 1946.

…anno 1946. 13 Ottobre: il Santuario Italiano della Madonna di Fatima, è inaugurato con riti solennissimi, tali da far dire all’Eminentissimo Cardinal Bruno che li presiede: “Digitus Dei est hic!….”. Col Santuario tutto prende più chiara fisionomia. Al Santo Padre che ha benedetto la statua della Madonna, è fatto conoscere il programma delle opere da svolgere e lo benedice; in più circostanze s’è chiesto a Roma autorevole parere e ci si è risposto, che le opere iniziate presso il Santuario, sono conformi allo spirito del Messaggio di Fatima. Non solo: ma da più parti è stato citato ad esempio il Santuario di Città della Pieve, perchè alla sua ombra benedetta prendevano vita opere di formazione spirituale sociale. E quale cosa più rispondente al richiamo di Maria, della istruzione religiosa specialmente presso le famiglie rurali, delle piccole missioni al popolo illustrando le apparizioni, dei ritiri spirituali, della Crociata del S. Rosario? E l’Opera “Salviamo il Fanciullo”, che, accogliendo orfani e abbandonati, li preparerà alla vita attraverso la Scuola Agraria e ai Laboratori Artigiani ?….La Carità in atto nell’ordine logico del Vangelo :” Cercate prima il Regno di Dio e la Sua Giustizia…” .Quanti la pietà, il bisogno di grazie, trarranno ai piedi della Vergine nel Santuario Italiano di Città della Pieve, guarderanno alle opere della Fede e ne riceveranno conforto e le aiuteranno…

…anno 1948. 24 Luglio, al Santuario é riconosciuta la personalità giuridica…

Il 13 giugno 1948 fu posta la prima pietra di un edificio che avrebbe dovuto ospitare la nuova casa rifugio per i bambini orfani, grazie all’aiuto benevolo della fondazione “Carlo Caetani della Fargna”. L’opera non fu mai portata a compimento, ma quello che ci piaceva trascrivere in questa pagina erano le parole semplici ed accorate con le quali Don Perriccioli perorava in difesa dell’opera, per lui di fondamentale importanza. Di seguito qualche estratto.

“…perchè l’Opera iniziata a favore degli Orfanelli col “Piccolo Rifugio”, conta già 10 anni di vita !… I primi ospiti hanno 20 anni. Questa piccola opera, nata dal nulla, vissuta di Fede nella Provvidenza, è il Fondamento di quella incrementata dalla generosità della Marchesa Caetani, e non può morire. Vissuta 10 anni senza aver nulla, morrebbe quando la Provvidenza è venuta incontro con particolare generosità !..”

“…Il bene …ha un’esigenza fatale il bene! Va fatto quando va fatto! Si tratta di anime …si tratta di fanciulli che corrono il rischio di perdersi e si potrebbero salvare. Oggi hanno bisogno di casa, di pane, di essere sottratti al fango della vita, oggi! ..Domani potrebbe essere tardi!..”

“…senza contare l’assurdo scaturente dal fatto che giovani che dovranno vivere domani di lavoro, che nel lavoro avranno la loro ricchezza, vengono preparati alla vita vivendo di rendita. Sappiamo che l’atleta è tanto più valido quanto da più tempo si allena. E la vita è impiego di tutte le energie; è doverosa valorizzazione dei doni di Dio…”

“…il tran-tran della vita collegiale che poco o nulla sia proiettata all’esterno, nella società, che ignori il costo, anche materiale, delle cose; i sacrifici e le gioie del lavoro; il tormento del nobilitare la materia; che non faccia amare l’ordine; che non alleni al senso della responsabilità, è vana, è quasi un tradimento. Il lavoro non farà mai povera una istituzione. Non farà mai arrossire quelli che in essa vivono. Moltiplicherà la possibilità di sviluppi; darà la gioia a chi già vi fu accolto, dare con la propria attività, la possibilità di accogliere un orfanello di più !…”

Che cosa concludo ?

1) Che l’Opera non è fatta: è da fare!

2) Che va considerata nella sua origine, con le sue finalità, per non correre il rischio di snaturarla. Deve restare come è nata. Deve avere gli sviluppi secondo la sua natura.

3) Consacrata fin dalle origini all’Immacolata, favorita, quasi segno di celeste gradimento, col primo Santuario Italia in onore della Madonna di Fatima, deve restare opera eminentemente Mariana.

4) Va aiutata a prendere il via ! Ogni indugio le nuoce.

Attende da quanti la Provvidenza ha chiamati ad averne cura, il massimo fiducioso interessamento. E non avranno operato invano. C’è l’assicurazione del Vangelo: ….tutte le volte che avete fatto qualche cosa a uno di questi minimi tra i miei fratelli, l’avete fatta a me…. C’è poi una garanzia che giustifica ogni audacia: la protezione della Madonna !…. Quanto all’estensore delle note, “amor mi mosse che mi fa parlare….. “.

Intelligenza e cuore non difettano a chi legge per giudicare!

Don Luigi Perriccioli

Città della Pieve, 9 Novembre 1950

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